Suffragette, riflessioni con molti spoiler.

Suffragette_poster

 

Questo articolo NON è spoiler-free, vi consiglio di guardare il film e poi tornare.

Devo ammettere che non sono una grande fan della “festa della donna” (Giornata Internazionale della Donna), per vari motivi che vanno dall’ipocrisia che regna sovrana alla denaturazione di una ricorrenza significativa nell’ennesima occasione di consumo. Nonostante ciò quest’anno ho scelto di festeggiare andando con un’amica a vedere Suffragette al cinema. Mi ha colpita talmente da decidere da mettere per iscritto le mie impressioni.
È il 1912 a Londra, la venticinquenne Maud Watts lavora in una lavanderia industriale da quando ha 7 anni, ha un marito ed un bambino. Durante una consegna affidatale dal capo Maud si imbatte in una manifestazione delle suffragette tra le quali riconosce una collega, Violet Miller. Maud si avvicina a Violet e decide di accompagnarla al parlamento per portare la testimonianza delle donne lavoratrici. Alla fine sarà Maud a parlare e rimane entusiasta, più avanti si unirà speranzosa alle suffragette mentre attendono la decisione del parlamento che sarà però negativa. La polizia reagisce violentemente alle proteste delle donne e sia Maud che Violet vengono arrestate. Da questo momento in poi Maud si ritroverà ad essere sempre più coinvolta nel movimento suffragista.

È un film-documentario stupendo. È stato un pugno allo stomaco che mi ha fatto sorridere e decisamente mi ha fatto pensare. Ci sono moltissime cose da dire su questo film, tanto che non sono sicura da dove iniziare, quindi per mia comodità ho individuato tre punti principali di cui scrivere.

L’importanza di conoscere e ricordare la storia

Mi vergogno molto del fatto che fino alla visione di questo film io non conoscessi i nomi delle suffragette inglesi più famose. A mia discolpa c’è da dire che in tutto l’arco della mia istruzione dell’obbligo ciò che mi è stato insegnato del movimento per il voto alle donne si può riassumere in ” Dopo la rivoluzione industriale le donne cominciarono a lavorare e chiedere più diritti, dopo la prima guerra mondiale il governo inglese estese il diritto di voto alle donne anche perché erano state la colonna portante dell’economia durante il conflitto poiché gli uomini erano in guerra.”, la mia ignoranza diventa abissale riguardo alla storia del voto femminile in Italia poiché ciò che mi è stato insegnato è :”Dopo la fine della seconda guerra mondiale in Italia si tiene il referendum monarchia-repubblica nel quale possono votare per la prima volta anche le donne.”. Le donne italiane furono dunque miracolate, o almeno lo sembravano nei miei libri di storia. Io spero di essere l’unica ad aver ricevuto informazioni così scarse, ma temo che non sia così (fatemi sapere, magari mi sto trasformando in una complottista). Mi rattrista ammettere che ho imparato molto da questo film, erano molte le cose che non sapevo.Nella mia esperienza le lotte che le donne di tutto il mondo hanno portato avanti per ottenere i diritti civili e giuridici sono molto in secondo piano nell’insegnamento della storia, vengono sorvolate, dopotutto ormai non c’è bisogno di ripetere concetti che suonerebbero ovvi ad orecchie giovani no? No, c’è bisogno, una cosa che mi è stata ripetuta (a ragione) ad ogni Giornata della Memoria è che nulla è scontato e l’unico modo per evitare che la storia si ripeta è ricordare e conoscere la storia anche se brutta e anche se risentita ogni anno per tutta la durata delle scuole dell’obbligo fino alla nausea (no, non sto paragonando l’Olocausto con il movimento delle suffragette inglesi, il concetto però vale comunque). Per via dell’ignoranza e della situazione privilegiata che molte di noi vivono ci dimentichiamo troppo spesso che ciò che abbiamo non è scontato, donne prima di noi hanno dovuto lottare duramente e per anni per i diritti di cui noi ora godiamo e di queste donne spesso non conosciamo nemmeno il nome.

Le donne e soprattutto gli uomini del fronte opposto

Durante tutto il film non ho potuto fare a meno di notare come la maggior parte delle donne sembri incuriosita dalle suffragette ma si tenga a debita distanza probabilmente per paura della gogna sociale. All’inizio anche Maud è così, sente che la causa le interessa ma nega di essere una suffragetta. È solo dopo l’abbandono da parte del marito che diventa una vera attivista. In questo film gli uomini non sono protagonisti, ma nonostante abbiano ruoli secondari i loro personaggi sono molto ben delineati. Sonny sembra un buon marito (per gli standard dell’epoca) e in generale una brava persona, ma ripudia Maud, le vieta di vedere il figlio al quale dice che la madre è una matta. Quando Maud torna a casa dalla prigione per la prima volta, Sonny le recrimina il fatto di averla aspettata fino all’alba e aggiunge che non tollererà di essere umiliato un’altra volta. Personalmente trovo molto significativo questo scambio di battute. Sonny non tiene a Maud più di quanto non tenga alla sua reputazione nella comunità di cui fa parte, infatti non esita a eliminarla dalla propria vita e da quella del figlio quando la ritiene qualcosa di cui vergognarsi, qualcosa che peggiora la sua già bassa posizione sociale. Nonostante Sonny tenga a lei, non la ama e non la ritiene più importante del suo onore maschile (un modo di vedere le donne che purtroppo  è sopravvissuto agli anni e causa la morte di molte donne ogni anno in Italia). Questo atteggiamento si nota anche in qualche altro personaggio. La donna che ha ispirato il personaggio di Maud, Hannah Mitchell, scrisse:”Most of us who were married found that “Votes for Women” were of less interest to our husbands than their own dinners. They simply could not understand why we made such a fuss about it.” (La maggior parte di quelle che tra noi erano sposate notarono che “Voto alle Donne” era per i nostri mariti meno interessante che le loro cene. Semplicemente non capivano perchè facessimo tante storie.”). E questo nonostante il marito di  Hannah fosse un socialista. Anche nel film è molto chiara la distinzione tra gli uomini che osteggiavano attivamente la causa e altri che semplicemente non ne comprendevano l’importanza e la ritenevano alla stregua di un capriccio. Anche se gli uomini come Sonny non agivano violenza sulle suffragette avevano comunque un impatto negativo, forse peggiore di quello di chi le osteggiava apertamente. Negare attenzione alla causa equiparava il movimento suffragista ad un capriccio irrazionale di alcune bambine e non a caso fu la strategia seguita dal governo che tentò in tutti i modi di evitare che la stampa desse importanza e attenzione alle azioni delle suffragette.

La relazione degli uomini con il femminismo è tutt’oggi dibattuta (dovrebbero dirsi femministi? Dovrebbero dirsi alleati? Dovrebbero unirsi ai dibattiti ed essere accolti nei luoghi di discussione? O dovrebbero trovare i loro luoghi e iniziare le loro discussioni? etc), in più all’epoca dei fatti, sebbene ci fossero uomini che supportavano apertamente la causa delle suffragette, dichiararsi a favore del voto alle donne per un uomo significava spesso perdere amici, parenti, rispettabilità e in molti casi il lavoro. Succedeva anche alle suffragette ( e in misura maggiore), ma queste perdevano tutto in nome di una causa che avrebbe portato loro o le loro figlie dei benefici. Per gli uomini invece non sarebbe migliorato nulla e anzi avrebbero perso dei privilegi e questo, soprattutto per gli uomini di bassa classe sociale era difficile da sopportare dato che i privilegi che avevano rispetto alle donne erano gli unici privilegi di cui godevano. Bisogna inoltre tenere conto del fatto che nell’Inghilterra dei primi anni del novecento la rispettabilità era per i poveri l’unica cosa che li separava dai poveri non rispettabili “the great unwashed” e questo penso sia anche il motivo del fatto che, nel film, le donne più astiose nei confronti delle suffragette sembrino essere le lavoratrici povere. Queste vedevano la causa del voto come un “problema” delle donne borghesi o nobili che oltre a non portare loro nessun beneficio le avrebbe anche private della loro rispettabilità di fronte ai loro uomini e alle loro comunità.

La divisione tra donne “per bene” e donne “per male” è tristemente ancora diffusa nonostante il voto e nonostante gli anni settanta (“Nè puttana nè Madonna, solo donna”). Sostenitori di questa divisione si trovano in parti uguali tra i due sessi.

La divisione sociale tra le suffragette

Il film ha come protagonista una donna povera, una lavoratrice sottopagata e abusata per tutta la vita dal datore di lavoro. Le donne che guidavano il movimento erano borghesi o addirittura nobili. Penso che il film abbia mostrato molto accuratamente i dubbi e i risentimenti che le donne della classe lavoratrice potevano avere nei confronti di altre più privilegiate che non si rendevano necessariamente conto dei problemi derivati dalla povertà. Per quasi tutta la durata del film Maud è in conflitto con se stessa. Da una parte crede nella causa e vuole farne parte, dall’altra si rende sempre più conto che diventare una suffragetta le costerà tutto ciò che ha e della differenza tra lei e le donne benestanti.

I suoi dubbi e la sua sofferenza vengono usati dall’Ispettore Steed per cercare di convincerla a fare la spia per lui, mentre le borghesi e nobili che conosce sembrano ignare o noncuranti dei problemi delle donne come lei.

Nonostante tutto ciò, per il bene della causa, nè Maud nè altre protestano e continuano a soffrire per le conseguenze della povertà e dell’essere suffragette. Due scene hanno sottolineato più di tutte questo conflitto. Quando Maud viene arrestata per la prima volta una donna benestante a cui il marito sta pagando la cauzione lo implora di non farlo o di pagarla per tutte le donne arrestate, lui si rifiuta nonostante l’esiguità della somma e la donna si allontana con lui visibilmente afflitta dal senso di colpa. L’altra scena particolarmente significativa è quella in cui Edith, Maud e Violet sono al parco e discutono se intraprendere un’azione particolarmente violent o meno. Violet si tira indietro perchè è incinta, senza lavoro e l’unica con un salario è la sua figlia maggiore di soli 13 anni. Edith, una donna istruita e borghese non comprende l’esitazione di Violet, ma Maud capisce che i suoi dubbi non sono legati ai mezzi che Edith intende usare quanto alle sue difficoltà di madre e lavoratrice povera e riesce a farsi spiegare la situazione.

Trovo che anche questo tema sia molto attuale, il femminismo tende ancora oggi a concentrarsi sui problemi delle donne bianche borghesi, ignorando che donne diverse incontrano problemi diversi dovuti al razzismo, alla povertà e al sessimo e che spesso questi tre fattori interagiscono e non è possibile affrontarli in modo separato.

Conclusioni

La prima parola che mi viene in mente per descrivere questo film è “necessario”. Necessario perchè in tutto il mondo le donne subiscono ancora discriminazioni e violenze, non è qualcosa che esiste solo nei libri di storia, perchè anche in Italia abbiamo ancora molta strada da fare e per non dare per scontati i diritti di cui oggi godiamo. Necessatrio soprattutto perchè ancora oggi le rimostranze delle donne vengono ignorate perchè “i veri problemi sono altri” e anche perchè tante non si occupano di diritti delle donne e uguaglianza di genere e deridono chi lo fa, alcune per educazione e altre nel tentativo di guadagnare l’approvazione maschile. Di che tipo di uomo si guadagneranno l’approvazione?

“Of course I am not worried about intimidating men. The type of man who will be intimidated by me is exactly the type of man I have no interest in.”
― Chimamanda Ngozi Adichie

Vorrei davvero sapere cosa avete pensato di questo film e se avete qualcosa da aggiungere a ciò che ne ho pensato io.

Alla prossima,

                                 Lei

Breve bibliografia

http://www.telegraph.co.uk/women/life/suffragettes-lost-husbands-children-and-jobs-the-heavy-price-women-paid/

http://www.biography.com/news/suffragette-movie-history

Zazie nel metro’

 

 

zazee

 

Non è facile perlare di Queneau a chi non lo ha mai letto.

Il mio primo contatto lo ho avuto sei anni fa quando su consiglio di mio padre ho letto “I fiori blu”, decisamente il libro più famoso dell’autore. Già dalle prime due pagine ne ero rimasto stranito. Non avevo capito la sequenza degli eventi, chi fosse chi, dove si stesse ambientando l’azione.

E i normanni bevevan Calvados.

In breve lo avevo preso per un romanzo nosense e con quell’atteggiamento mi sono fatto tante e sane risate.

Invece per Zazie volevo pormi in maniera diversa, volevo afferrarne il senso nella maniera più completa possibile. Neanche a dirlo ho fallito.

Trovo incredibile come dei personaggi così definiti e immediatamente riconoscibili possano essere fatti vorticare così rapidamente in un romanzo sfuggevole come questo. Sfuggevole non solo per la storia che racconta, stipata di situazioni surreali che degenerano una nell’altra, ma anche per il modo di scrivere.

Le parole si storpiano in bocca ai personaggi, tipo il termine “omosessuale” che si trova una consonante in più e diventa “oRmosessuale” o i bue jeans che si compattano a dare “blucinz” tutto attaccato. Vengono fatte ripetere frasi intere ai personaggi come fossero ritornelli (“Parli parli non sai far altro.”), alcuni scambi di battute appaiono più volte quasi invariati e non si lesina sui i giochi di parole (purtroppo intraducibili dal francese).

In sostanza tutto sembra scritto con lo scopo di confonderti.

Tuttavia se hai a disposizione un’edizione ben fatta in fondo dovrebbe esserci qualche pagina scritta dal signor Barthes che può venire in tuo soccorso.

Leggerle è illuminante. Tutti gli elementi vengono inquadrati e rimessi posto, le scelte apparentemente casuali vengono svelate, il centro dell’opera individuato.

Insomma questa volta, anche se non per merito mio, posso dire di aver captato qualcosa in più.

Per quel che riguarda questa recensione volevo far passare principalmente un concetto: per quanto possa essere spinoso prendere in mano questo autore con l’intento di capirlo con un po’ di pazienza (e aiuto da chi ne sa più di noi) si riesce ad arrivare dietro la battuta e nel comprenderla si ride una seconda volta.

“-E allora che cosa hai fatto?

– Sono invecchiata.”

 

Lui.

 

La cartella del professore

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Personalmente mi ci trovo piuttosto bene con la protagonista di questo romanzo.

Una “giovane” poco a suo agio con i coetanei, un po’ come una bambina troppo matura a cui i giochi dell’infanzia cominciano a venire a noia e preferisce cercare la compagnia degli adulti.

Un po’ come una bambina che preferisce stare in mezzo ai grandi per poter essere bambina fino in fondo.

Tsukiko, la suddetta protagonista, ha un’età mentale indecifrabile: è ironica come una vecchia, seria come una bambina e spesso emotiva come un’adolescente. Il suo livello di maturità fluttua per tutto il romanzo senza mai assestarsi del tutto.

Il professore d’altro canto è descritto come un personaggio molto stabile, ben formato.

Nonostante l’opposizione dei due caratteri sia il fulcro del romanzo l’autrice riesce a rendere via via meno marcate le differenze, a rendere plastica la distanza tra i due personaggi. A forza di stare assieme si scambiano i modi di fare, la parlata, gli atteggiamenti, finché il confine tra loro non si dissolve nell’intimità.

La causa dell’attrazione spontanea di Tsukiko per il professore è la sua aura estrememente definita che fino all’ultimo sembra cedere poco al cambiamento. Se i pensieri di lei sono chiarificati fino in fondo (sopratutto grazie alla scrittura in prima persona) il professore rimane un interrogativo:

i suoi modi sono cambiati, ma lui sarà davvero andato avanti?

 

“Un vuoto senza speranza che ingloba ogni cosa.”

 

 

PS: mentre leggete questo romanzo tenetevi vicino qualcosa da sgranocchiare, questa qui non fa che raccontare di quel che mangiano.

Lui.